Onorevoli Colleghe e Colleghi! - La capacità di espressione artistica di un Paese, e in questo caso specifico nel settore cinematografico, non può non costituire interesse primario in quanto momento essenziale della crescita culturale del Paese stesso.
      All'interno di qualunque progetto politico che voglia contribuire alla costruzione di una società realmente democratica, la cultura costituisce un punto strategico fondamentale. Da essa dipendono infatti i diritti di scelta e la formazione della coscienza critica del cittadino, dunque la sua reale libertà e capacità di incidere nello sviluppo sociale del Paese.
      Nell'accostarsi alla cinematografia è fondamentale considerare che essa si caratterizza e si distingue per la sua peculiarità. Non a caso esso infatti è definito «industria dei prototipi»: forma di espressione artistica e al tempo stesso industria singolarissima; ogni «prodotto» è infatti unico, con un suo iter produttivo e distributivo non ripetibile. Industria intorno alla quale girano risorse economiche e umane in notevole quantità.
      Si dice «cinematografia» ma in realtà usiamo questo termine per indicare un mondo complesso che comprende vari aspetti apparentemente tra loro molto diversi. Elaborazione creativa, finanziamenti, produzione, distribuzione, campagne pubblicitarie, circolazione nelle sale: sono tanti i momenti che contribuiscono a costruire l'opera cinematografica.
      Si ritiene estremamente importante che questa industria sia realmente libera ed è fondamentale che lo Stato si proponga lo sviluppo della propria cinematografia anche attraverso incentivi economici e strutturali e forme di sostegno allo sviluppo che assumano diverse e articolate modalità, senza mai perdere di vista la necessità che

 

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a tali sostegni e agevolazioni debba accedere anche il nuovo, l'emergente, il giovane.
      Il cinema italiano sta vivendo un momento di grande creatività ma forti difficoltà si pongono davanti agli autori per quanto riguarda le strutture produttive e distributive.
      È allora necessario un approccio sistemico e non frammentato ai problemi che lo riguardano.
      In un Paese realmente democratico l'offerta culturale, e quindi anche quella cinematografica, ha bisogno della presenza reale e concreta di più voci e forme espressive. È anche per questo che occorre individuare politiche in grado di sostenere e difendere il cinema italiano ed europeo.
      Perché ciò avvenga è necessario oggi prevedere non solo forme di sostegno e di finanziamento all'industria cinematografica nazionale, ma anche interventi strutturali e normativi in grado di consentire la ricostituzione di un mercato realmente libero e dinamico. In questo senso è indispensabile mettere in atto misure antitrust - orizzontale e verticale - che impediscano la costituzione di posizioni dominanti e cioè la concentrazione in poche aziende delle varie fasi della produzione e distribuzione cinematografica, rappresentando interessi che a volte potrebbero apparire a prima vista anche contraddittori tra loro. È in questo senso che si ritiene inoltre necessario prevedere norme che non consentano a chi gestisce direttamente o indirettamente reti televisive di intervenire in modo diretto nella produzione cinematografica e di possedere società di distribuzione e di gestione di sale cinematografiche. In questo modo si può raggiungere anche un risultato di forte rilevanza culturale: svincolare la produzione cinematografica dalle logiche del palinsesto televisivo.
      Se l'incasso diventa l'unica spinta a promuovere un'opera diventerà sempre più raro poter assistere alla proiezione di un film di «più difficile visione» e soprattutto sarà ogni giorno più scontata l'occupazione delle sale da parte della cinematografia d'oltreoceano.
      Si ritiene dunque necessario sganciare il sostegno economico dalla mera valutazione della commerciabilità: fare cinema è comunque una forma di espressione artistica e di conseguenza non si possono far dipendere il sostegno e l'incentivo dalla possibilità di un film di avere successo al botteghino.
      Si ritiene importante stabilire norme che permettano agli autori e ai produttori indipendenti di avere uno spazio garantito e più ampio possibile per proporre i propri film.
      Con la presente proposta di legge si stabiliscono norme che non si limitano a sostenere la produzione ma prevedono incentivi e contributi per quelle società di distribuzione e di gestione dell'esercizio che privilegiano la circolazione di opere cinematografiche italiane ed europee.
      Due altri punti di novità della proposta di legge si ritiene di dover mettere in evidenza in questa relazione.
      L'istituzione del Centro nazionale di cinematografia, il cui consiglio direttivo è nominato democraticamente e che raccoglie tutte le competenze attualmente attribuite alla Direzione generale per il cinema del Ministero dei beni e delle attività culturali.
      L'importanza restituita al documentario che gode di tutti i benefìci previsti nella presente proposta di legge per il cinema narrativo.
      Si propongono infine iniziative nel campo dell'istruzione allo scopo di educare i giovani alla fruizione e alla visione del prodotto cinematografico, per una diffusione della cultura cinematografica come strumento di formazione, di crescita e di sviluppo culturale del cittadino.
 

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